Io non penso; osservo”











Giovanni Bardocci Primavera 2005


PREMESSA




Questo lavoro è una riflessione su come le cose cambiano secondo l’animo con cui le guardiamo; su come il pre-giudizio possa influenzare il modo di lavorare; sulle aspettative e la voglia di “fare”.



La tesina segue questa struttura: ho riportato all’inizio un’analisi generale della persona, frutto di quanto “so” e di quanto mi ha detto nel contesto del primo incontro. Seguono poi i trattamenti raccontati secondo quanto al momento stava accadendo, (con alcune riflessioni a posteriori, in corsivo). Poi, alla luce di qualche scoperta in cui mi sono imbattuto ho provato a ripercorrere con nuovi occhi quanto era accaduto, attraverso il ricordo e quanto mi ero appuntato durante i trattamenti.












Io non penso; osservo”

Gil Grissom - C.S.I. scena del crimine


S. - quello che “so” e quello che mi dice


Età: 46 anni

Altezza: 1,67 m

Peso: 52 kg

Corporatura: normale

Colorito: pallido

Disturbi: colite, intolleranze alimentari, allergia primaverile, predisposizione a tosse e raffreddore, tiroide, in passato prurito insopportabile in occasione della doccia.


Persona molto socievole, ama stare in compagnia, molto espressiva con le parole e la mimica. Spesso dice di essere stanca, senza energia; le pesa molto la routine quotidiana. Separata senza figli, lavora come insegnante (per il momento part-time) alle scuole medie. Ama la musica e studia pianoforte.

Dimostra irrequietezza mentale e fisica, rimugina i pensieri ed ha una difficoltà cronica a prendere decisioni, sia importanti sia quotidiane (cosa indossare, mangiare, ecc….); questo incrementa il rimuginare, ma non ne rappresenta l’unica fonte. Della difficoltà di prendere decisioni si lamenta spesso e ultimamente la trova insopportabile.

Leggermente ipocondriaca e patofobica non segue però uno stile di vita particolarmente “salutistico” (qualità del cibo, orari regolari, ritmo sonno veglia, attività fisica). Ha ripreso un’attività fisica regolare da ottobre (kung fu), dopo diversi anni di parziale inattività. Ha frequentato un centro di bioenergetica facendo sedute regolari per circa un anno.

Talvolta ha un tono di voce leggermente sopra le righe, un po’ urlato e – specialmente quando parla – evidenzia una difficoltà a respirare, a coordinare cioè la respirazione con il parlare.

Quando non parla mi sembra abbia meno familiarità soprattutto con l’espirazione; fatica a svuotarsi, a lasciar andare l’aria.

Non ama il contatto fisico, ma lo shiatsu sembra piacerle. Abbiamo fatto già qualche trattamento l’estate scorsa.


Perché proprio lei?


Le ragioni principali per cui le ho proposto di fare una serie di trattamenti sono due:


La situazione ad inizio trattamenti:

Mi dice di stare bene, la vitalità è migliorata rispetto ai mesi precedenti, si sente meno stanca, ma si sente pigra. I problemi di colite sono quasi scomparsi da tempo; non ha problemi particolari al momento, salvo un leggero raffreddore e mal di gola. (Non parliamo molto prima del primo trattamento, riguardo le sue aspettative)


1° trattamento: P kyo e S jitsu

Inizio con un contatto alle gambe, degli stiramenti e allungamenti alle gambe e alle braccia, prima della valutazione di hara. La sensazione forte è quella di una persona “smembrata”, come se gli arti fossero attaccati per miracolo al tronco; i muscoli sono tonici (come di una persona che svolge attività fisica con regolarità), ma le articolazioni/tendini sembrano molto meno forti. E’ come se non tenesse insieme tutti i pezzi del corpo. Sembra un burattino. Sembra una caratteristica fisica che può andare insieme all’incapacità di decidere (Legno). P1 e P2 sono dolenti, ma danno sollievo e approfondiscono il respiro.


2° trattamento P kyo e S jitsu

Permane la sensazione di smembramento e la respirazione è superficiale e un po’ stentata, in particolare nella fase d’espirazione. Verso la fine del trattamento noto anche V jitsu sulla schiena. Alla fine del trattamento suggerisco alcuni temi di riflessione sulla base di quanto è emerso: il P kyo mi fa pensare alla mancanza di vitalità, e di senso d’identità, compensati da St con la ricerca continua (a volte spasmodica) di nutrimento (spesso le sembra di mangiare poco, fa frequenti spuntini o mangia caramelle) e di riempirsi di cose dall’esterno (anche di esperienze, libri, concerti, contatti sociali) per darsi un contenuto/identità. Recentemente è ingrassata un po’. Lei mi dice che le risuona questo tema dell’identità/confini e recentemente ha notato anche la sensazione di voracità.


Sono un po’ irrequieto, insoddisfatto; mi sembra che questi temi siano marginali (!), poco significativi, quasi accessori: lei è una persona che rimugina continuamente, su qualunque argomento, inoltre è sempre cronicamente indecisa. Perché non escono MP e/o VB? Forse per i primi trattamenti è emersa una situazione transitoria, occasionale; magari per i prossimi trattamenti andremo “più a fondo”! (Anche se mi sembrava di aver individuato temi interessanti dal punto di vista del bisogno/compenso il quadro emerso mi lasciava perplesso, perché non si adattava all’immagine/opinione che avevo di lei).


3° trattamento MP kyo e IT jitsu a metà trattamento V jitsu.

Il raffreddore e il mal di gola sono passati. Penso che probabilmente il P kyo dei due precedenti trattamenti aveva delle motivazioni semplicemente fisiche e contingenti e che forse stavolta si manifesterà qualcosa di più profondo o strutturale (cioè quello che io voglio si manifesti) . Lei sembra un po’ agitata. La valutazione di hara non è immediata come le volte precedenti: MP sembra sprofondare, ma si sente movimento, mentre IT è assai in rilievo ma delicato. Inizio dalla parte superiore, ma non trovo niente d’interessante sulle braccia; sul collo ci passo appena, lo lascio alla fine del trattamento. Sembra ancora nervosa… non chiude gli occhi (cosa che abitualmente fa) e sembra non rilassarsi; nella stanza fa anche freddo. Sulle gambe la situazione è più movimentata, specialmente da poco sopra il ginocchio in giù, molto jitsu e dolente quasi al contatto, su entrambi i percorsi dei meridiani.

La schiena è molto piatta, sembra una tavola da stiro, soprattutto la parte alta. Mi dice di avere un leggero fastidio ai lati della colonna, all’altezza delle prime vertebre toraciche. Inoltre soffre saltuariamente di dolori lombari (lordosi pronunciata).

La sensazione è molto diversa rispetto alla parte anteriore: è piuttosto dura, ma soprattutto respingente, impenetrabile con il pollice. In particolare questa sensazione si accentua sul percorso di VU, più che di IT e quindi tratto anche VU. Lei sembra gradire. Quando si gira supina mi racconta che le è venuta in mente una signora (che conosciamo entrambi), molto rigida e ingabbiata, perfino nei vestiti e nell’acconciatura!

Il collo è molto mobile ed elastico, ma nella presa di VU 10 la testa quasi non si muove, fa molta fatica a lasciarsi andare.

Finito il trattamento sono curioso di vedere come, dalla posizione verticale, si piega per toccare il pavimento; sembra veramente una tavola da stiro che si ripiega. Va giù dritta, senza fare una minima “gobba”; le chiedo di fare la gobba, ma non le viene naturale.

Le suggerisco un esercizio yoga (il gatto), per provare la sensazione di muovere la colonna in un modo per lei forse insolito.

Sono contento di aver trovato finalmente MP, ma non riesco ad interpretare il kyo/bisogno con il jitsu/compenso inadeguato. Effettivamente che sia una persona che “rimugina” le idee e i pensieri in modo quasi ossessivo si nota subito. Piuttosto la VU mi fa pensare subito alla flessibilità, caratteristica che in parte le difetta. O cede completamente o non si muove per niente.


4° Trattamento P kyo MC jitsu (VU jitsu)

Parto dalle braccia, che confermano la diagnosi (ho bisogno di conferme, perché sono ancora piuttosto ancorato al mio pre-giudizio). Finite le braccia rifaccio una breve valutazione, e MC si è già attenuato un po’; risalta adesso anche VU jitsu. Continuo anche sulle gambe con MC, il cui percorso è molto dolente specialmente nella gamba. Tratto a lungo anche VU.


Nella attesa di chiarirmi le idee decido di chiederle quali sono le sue aspettative rispetto alla serie di trattamenti che abbiamo iniziato, oltre ad alcune precisazioni sul suo rapporto con il sonno. Dopo qualche giorno mi ha risposto così:


Non ho grandi aspettative da questa serie di trattamenti, perchè non mi sembra di soffrire di particolari fastidi fisici,  che mi farebbero venir voglia di intraprendere una terapia shiatsu, a parte una schiena un po’ irrigidita e piena di scricchiolii e una certa ritenzione idrica, però forse è perchè non so bene che cosa può fare questo tipo di terapia.  Forse comunque spero che potrebbero esserci dei cambiamenti più che altro dal lato più profondamente interiore che strettamente fisico.  Vado a spiegare. Attraverso il riequilibrio dei meridiani e attraverso le pressioni credo che possa esserci un’involontaria risposta del corpo che incide anche sull'assetto psicologico, di conseguenza un maggiore equilibrio interiore e maggiore consapevolezza e rispetto della propria identità. Magari potrei improvvisamente diventare una persona decisa e determinata, chissà!


Vado a dormire tardi presumendo di avere difficoltà perchè mi pare che la giornata non possa essere già finita così e quindi mi 'godo' anche parte della nottata. Mi sembra di avere ancora tempo prima di sparire nel nulla del sonno. Mi rendo conto che la spiegazione fa acqua, ma ci penserò meglio per chiarirmi le idee al riguardo.

 

Non so dirti se ci sono stati già dei cambiamenti, posso dirti che mi sento leggermente più rilassata e più propositiva al contempo, ma forse è presto per cantar vittoria.”.


Rilette oggi mi sembrano parole molto belle e chiare ed anche molto appropriate alla luce dei kyo/jitsu emersi nei trattamenti appena fatti: il bisogno di consapevolezza e di rispetto della propria identità (P kyo) da una parte e il compenso di godere fino in fondo della giornata (MC), di nutrirsi (St) per non “sparire nel nulla del sonno”. Forse c’è anche suggerito (non so quanto consciamente) il nesso tra l’indecisione e la mancanza di senso d’identità e di valore.


Ma quando le ho lette allora, ho recepito solo che vorrebbe essere una persona più decisa e determinata, rinforzando in me il desiderio di trattare VB e la frustrazione di non trovarla! Si è rafforzata, insomma, l’idea che stessi lavorando superficialmente, girando intorno al problema di fondo.


5° Trattamento P kyo St jitsu (MC e VB in sequenza jitsu).

Un altro trattamento funestato dal tarlo del pre-giudizio. Evidentemente non mi riesce di trovare quello che voglio trovare; una parte di me si ancora a quello che c’è (P kyo, anche se con scarsa convinzione), ma siccome sono testardo faccio la valutazione di hara tre volte durante il trattamento e “gioco” a inseguire i jitsu che si manifestano, finché, soddisfatto, mi fermo su VB. In tutto ciò tratto pochissimo P.


Qualche giorno dopo, ripensando a questi ultimi tre trattamenti, ho l’impressione che il mio approccio con hara è stato simile a chi, con in mano la giocata del lotto, guarda le estrazioni in televisione sperando che escano i numeri che ha giocato! Comincia a nascermi il sospetto di non essere poi così vuoto e obiettivo come pensavo di essere.


6° Trattamento IC kyo MC jitsu

Alla fine del trattamento le propongo alcuni aspetti di IC su cui riflettere: l’ordine, nelle cose, nelle idee, il fare pulizia, eliminare. La casa di S. è spesso un po’ in disordine; più che trascurata è piena di cose lasciate in sospeso e ho la sensazione che ciò la infastidisca. Le accenno anche alla respirazione (in particolare all’espirazione), ma soprattutto le suggerisco di provare a riflettere su cosa eliminare, e di farlo. Il mio desiderio di risolvere il suo problema dell’indecisione ha raggiunto l’apice nel trattamento precedente. Adesso comincio ad accettare quello che emerge - ma con una certa rassegnazione – e non vado più a caccia di meridiani.


7° Trattamento P kyo e St jitsu


8° Trattamento P kyo e St jitsu


Per il settimo e ottavo trattamento non mi sono appuntato niente. Ricordo chiaramente di non aver avuto grossi dubbi sulla valutazione, ma di aver fatto dei trattamenti un po’ scoraggiato, quasi meccanicamente, con un leggero senso di rassegnazione e di sconfitta. Alla fine dei trattamenti le chiedo sempre come va, come si sente e il riscontro è comunque positivo: mi dice di essere rilassata ma anche rivitalizzata, e di sentirsi più sgonfia.


I nostri incontri si interrompono qui; nessuno dice all’altro che vuole smettere, ma neanche prendiamo appuntamenti successivi per continuare.


Comincio a pensare che dovrò scegliere un altro soggetto per la tesi di fine corso, perché da questi trattamenti mi sembra non sia uscito niente di buono. Nel complesso li considero abbastanza positivi, ma niente di speciale. Rilassanti, “sgonfianti”, rivitalizzanti e niente di più. Anche se ho smesso di cercare quello che volevo trovare a tutti i costi e ho cominciato ad accettare quello che emergeva, il pregiudizio iniziale ha influito negativamente sul giudizio finale del lavoro che abbiamo fatto. In effetti ero scoraggiato.


Poi una sera guardavo la televisione, C.S.I. – scena del crimine. Gil Grissom, (per chi non lo conosce è il capo della polizia scientifica di Las Vegas) entra in una stanza dove è stato commesso un crimine; si ferma e si guarda intorno per un po’. Uno dei suoi assistenti gli chiede:

a che cosa pensi?

E lui risponde:

io non penso; osservo


Questa frase mi ha colpito immediatamente; ho capito che in qualche modo ero caduto in una trappola….Ho deciso quasi subito che questo sarebbe stato il tema della mia tesina: l’osservazione, “mi accorgo…”, in relazione al pregiudizio, al pensare troppo o comunque troppo presto.

Mi sono alzato e ho preso il dizionario per ricominciare a scoprire cosa vuol dire osservare.

OSSERVARE e PENSARE


Si può dire che la parola osservare ha essenzialmente tre significati:

  1. guardare, esaminare con attenzione, considerare con cura

  2. mantenere con cura, adempiere, curare attentamente

  3. rilevare, obiettare


I primi due significati ci interessano da vicino (il terzo un po’ meno), specialmente nell’uso che si fa dei rispettivi composti:


Direi che l’atto dell’osservare nello shiatsu dovrebbe essere la sintesi dei primi due significati, qualcosa come: guardare con cura e attenzione, mentendosi fedeli a quanto spontaneamente si manifesta, aderire fedelmente, con devozione, a quanto emerge.


La parola pensare vuol dire esaminare col pensiero, raffigurarsi con la mente, considerare con cura. Non sembra a prima vista in contrasto con l’osservare, ma se guardiamo alla sua etimologia le cose si chiariscono un poco: pensare deriva dal latino “pensare” che significa pesare con cura. L’attività del pesare consiste essenzialmente nel confrontare qualcosa le cui dimensioni sono sconosciute con qualcosa le cui dimensioni conosciamo bene (il peso di riferimento); riconduciamo insomma l’ignoto al noto attraverso il raffronto.

Nulla di male, anzi si tratta di un processo necessario, ma, per riprendere la frase “Io non penso; osservo”, non si tratta di sospendere indefinitamente le facoltà razionali, comparative, quanto di interporre a questa attività di schedatura o d’incasellamento di qualcosa d’ignoto in schemi noti, un momento d’osservazione fedele (osservanza) a quanto si manifesta così com’è. Altrimenti rischiamo di filtrare l’oggetto attraverso gli schemi a noi più familiari o congeniali - tradendone la natura propria – prima che ci comunichi quanto ci vuole dire.

RIAVVOLGIAMO IL NASTRO


Ovvero…. Alla luce di questa “scoperta” ripercorriamo brevemente, ma con animo nuovo, quanto è accaduto nel periodo dei trattamenti.



Kyo

Jitsu

27-feb

P

St

03-mar

P

St

09-mar

MP

IT, VU

13-mar

P

MC,VU

27-mar

P

St, MC, VB

03-apr

IC

MC

09-apr

P

St

17-apr

P

St


Penso che per fortuna mi sono quasi sempre accostato ad ogni trattamento (tranne sicuramente il 3° e forse il 5°) oltre che con l’aspettativa/pregiudizio, anche con l’animo da principiante: quello che trovo lavoro, diligentemente, senza farmi domande, pensando a me, al mio allineamento/centratura, a portare il peso correttamente….

Il problema nasceva perlopiù negli intervalli dei trattamenti, quando, riflettendo sui trattamenti fatti e cercando le connessioni tra kyo/jitsu e le “caratteristiche di S.”, o “il problema di S.” il pregiudizio e le aspettative mi portavano completamente fuori strada, lasciandomi l’amaro in bocca, la sensazione di aver fatto un lavoro superficiale. Questo mi ha portato lentamente a lavorare un po’ scoraggiato e demotivato e a svalutare il lavoro fatto.


Ma se oggi provo a mettere tutto insieme, osservando con tranquillità, credo che abbia avuto molto più senso di quanto non abbia pensato al momento.


Il tema del bisogno di vitalità (P) (è sempre affaticata) si sposa molto bene con la voracità dell’appetito (St) come compenso. Ma su un altro livello il bisogno d’identità si sposa altrettanto bene con la sua “voracità” d’esperienze, ma anche di divertimento, d’occasioni gioiose e di socializzazione (MC). Il quadro poi dei disturbi fisici (colite, tendenza a raffreddori e tosse, il problema del prurito) segnala una certa debolezza “storica” del Metallo. Anche la sensazione di “corpo smembrato” che ho avuto fin dall’inizio (e che avevo attribuito a Legno, che governa i tendini, e anche la capacità di prendere decisioni) mi sembra in sintonia con il Metallo: un senso di identità debole anche nel corpo, come se perdesse i pezzi o come se non si sentisse come un corpo/unità. Ma anche il problema maggiore che S. evidenziava fin dall’inizio (l’incapacità di decidere tra due alternative, sia per cose importanti che trascurabili) oggi mi sembra in sintonia con il Metallo, non necessariamente dipendente da VB. E’ il tema del valore, da dare alle cose o alle situazioni; se non riesci a dare il giusto valore alle cose, il giusto peso, come puoi decidere? In molti casi S. si perde in un loop proprio per cose o situazioni di scarsissimo valore, in cui si blocca, senza riuscire a decidere. E’ anche il tema del valore di se stessi: quanto mai potrà incidere su di me, sulla mia vita questa decisione? Ma con il valore e il senso d’identità può avere a che fare anche il “rimuginare” (non necessariamente e unicamente con MP); l’attaccamento ai propri pensieri, l’identificarsi con essi può essere visto come un compenso ad un bisogno forte di identità. Finché la giostra dei pensieri gira so che ci sono, so chi sono.


In tutto questo mi sono accorto di non averle neanche chiesto la sua opinione su questa esperienza fatta! Ad un mese e mezzo dall’ultimo trattamento le scrivo chiedendole un commento sui trattamenti che ha ricevuto, se è cambiato qualcosa. Le chiedo in particolare anche di dirmi come ha accettato il contatto fisico e se secondo lei la frequenza dei trattamenti è stata appropriata o no. Ecco la risposta:


Riguardo al risultato, rimando il giudizio.

Per la frequenza, sono del parere che sia molto più significativo fare più trattamenti a settimana, forse già basterebbero due, perchè ho avuto l'impressione che solo così ho avuto un segnale di efficacia . Spero che dalla prossima settimana potrò ricominciare.

Il rapporto fisico non è certo il nostro forte (di famiglia), ma con lo shiatsu, nonostante io ti conosca e quindi non sei esattamente un professionista estraneo per me (che di solito mi rilassa), ho avuto l'impressione che non mi metteva affatto a disagio, perchè il tuo operato è presente e sentito, ma non invadente; direi della giustissima misura. In effetti, è un contatto rilassante.  Un risultato costante è stato avere la sensazione di 'sgonfiamento' e leggerezza durante e alla fine dei trattamenti. E senz'altro di maggiore presenza di tutte le parti del corpo.”

 

RICOMINCIAMO I TRATTAMENTI


Anche se non mi dice molto sui “risultati” dei trattamenti, mi pare di capire che da parte sua la sensazione generale è stata comunque positiva, ma che forse è mancato qualcosa, che imputa in qualche modo alla frequenza dei trattamenti.

Ricominciamo i trattamenti, questa volta più ravvicinati. Mi dice di stare abbastanza bene, si sente un po’ meno stanca. L’unica cosa nuova che mi segnala è che negli ultimi giorni si è arrabbiata più di una volta con altre persone, cosa piuttosto insolita.


9° Trattamento IC kyo MC jitsu 2 giugno

La sensazione di “smembramento” che aveva accompagnato i primi trattamenti è scomparsa. Noto che il respiro è leggermente diverso da come lo ricordavo, più profondo e più calmo. Io lavoro tranquillo, non vado a caccia di nulla. Da qualche tempo lavoro più “sorridente” e curioso di quanto man mano incontro. Mi sembra che i kyo/jitsu che incontro e lavoro si muovono e cambiano più velocemente che in passato. Anche i punti che sono dolenti si risolvono velocemente.


10° Trattamento IC kyo F jitsu 7 giugno

Anche stavolta mi dice che sta bene e mi racconta due/tre episodi in cui si è nuovamente arrabbiata con qualcuno. Ne è un po’ sorpresa ma anche soddisfatta. Il lavoro scorre fluido, e anche questa volta le cose si muovono velocemente. A fine trattamento noto che il respiro è veramente cambiato molto. Faccio caso anche che è la prima volta che le tratto F; penso che in relazione al tema del bisogno d’identità/valore/confini il fatto che si arrabbi spesso in questi giorni possa essere una reazione/compenso d’affermazione verso il mondo esterno. Anche io sono contento, perché una reazione “nuova” è sintomo di movimento, di modifica degli schemi di reazione abituali.

Finito il trattamento le chiedo se ha notato dei cambiamenti in questo periodo e quale sia l’effetto che ha avuto dallo shiatsu.

Dopo un attimo di riflessione mi ha risposto così:


Mi sento più importante, più grande, più presente


LO SHIATSU FUNZIONA?


Funziona! E, fortunatamente, funziona anche “da solo”, o meglio di per sé. Nonostante le aspettative, la confusione, lo scoraggiamento ecc…, se si lavora rilassati, con una penetrazione/pressione perpendicolare, seguendo la continuità del meridiano e mantenendo il collegamento delle mani qualcosa magicamente accade. E forse va anche meglio se non si pensa, ma si osserva!


11° Trattamento P kyo VU jitsu 12 giugno

I trattamenti continuano. Credo sia la prima volta che è lei a chiedere di fare un trattamento. Dice che ha fatto caso al respiro e che è cambiato molto. Il lavoro è molto fluido, le reazioni veloci. La schiena è meno rigida e anche il collo si muove più velocemente. Io lavoro pensando poco e in allegria.

Alla fine mi dice che rispetto ai primi trattamenti sono diventato più preciso. Non sono sicuro di cosa vuole dire: non credo si possa riferire ad una maggiore precisione nel percorso dei meridiani o in altri aspetti tecnici (che non conosce). Piuttosto, se lo metto in relazione alla diversa modalità d’approccio che è venuta fuori in questi ultimi trattamenti, ho notato che il lavoro è complessivamente più significativo, meno passaggi a vuoto, ci sono più punti interessanti e i cambiamenti accadono più velocemente. Forse si riferisce a questo.




Complessivamente la definirei un’esperienza a lieto fine, di successo; S. comincia a sentirsi più importante, più grande, più presente!

Solo lei sa quanto questo è significativo per lei stessa. A me sembra un buon inizio.